Le concordanze dei brevetti con i marchi: tra competizione e sviluppo dei distretti
I brevetti sono lo strumento giuridico grazie al quale è possibile proteggere un’invenzione che risulta essere nuova ed inventiva rispetto al panorama tecnico esistente fino alla data di deposito del titolo. I marchi, invece, consentono di tutelare un particolare segno utilizzato per identificare un prodotto, a patto che tale segno sia distintivo rispetto alle indicazioni generiche e non confondibile rispetto ad altri marchi già esistenti.
Brevetti e marchi sono quindi titoli di proprietà industriale concepiti per proteggere differenti tipologie di asset IP: il primo (brevetto) ha lo scopo di tutelare una soluzione tecnica, mentre il secondo (marchio) permette di rendere riconoscibile e identificabile un prodotto o un servizio attraverso l’uso di un segno distintivo.
Ma cosa accade se combiniamo tra loro le informazioni associate ad un brevetto con quelle legate al marchio?
Qui il discorso si fa particolarmente interessante e per certi aspetti sorprendente.
Per loro natura, i brevetti consentono di reperire tutte le informazioni tecniche necessarie a realizzare l’invenzione in essi rivendicata. Allargando leggermente lo sguardo ad una visione di insieme, lo studio del brevetto (o di famiglie di brevetti) consente di ottenere quelle nozioni tecniche particolarmente rilevanti che stanno alla base di una nuova tecnologia.
I brevetti, inoltre, vengono classificati in funzione del settore tecnico in cui si colloca l’invenzione: l’analisi delle classi brevettuali (limitata, ad esempio, ai depositi effettuati negli ultimi 3-5 anni) consente di apprendere come una determinata tecnologia si è sviluppata nel tempo e quali potrebbero essere i nuovi contesti tecnici in cui verrà utilizzata in futuro. E consente anche di tracciare la “geografia dell’innovazione” sotto il profilo territoriale.
Ma l’analisi di un brevetto può realmente fornire tutte quelle informazioni che consentono di prendere decisioni strategiche in merito allo sviluppo tecnologico della competizione che ruota attorno a nuovi prodotti (da parte dei manager) e/o di un distretto territoriale (da parte dei policy maker)?
La risposta è no, ed il motivo è semplice: i brevetti spiegano come dovrebbe essere una tecnologia “sulla carta”, ma dicono poco (se non nulla) sull’applicazione di quella tecnologia nella realtà.
L’esperienza insegna che solo alcune tecnologie brevettate arrivano ad avere una reale applicazione; una parte di queste, inoltre, subisce importanti trasformazioni durante il loro sviluppo a tal punto che le stesse possono essere utilizzate in settori tecnici diversi da quello in cui sono state originariamente sviluppate.
Esiste allora la possibilità di combinare le nozioni tecniche provenienti dai brevetti con informazioni di tipo commerciale che aiutano a definire il contesto reale in cui una tecnologia trova effettivamente applicazione?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo introdurre il secondo protagonista del nostro post: il marchio.
La registrazione di un marchio richiede l’indicazione di una o più classi merceologiche o di servizio per le quali si richiede la protezione in relazione a determinati prodotti o servizi; i marchi, pertanto, consentono di monopolizzare un segno distintivo per i prodotti e i servizi rivendicati. Ad una condizione però, e cioè che vi sia un uso effettivo del marchio sul mercato. Infatti, dopo un certo periodo di tempo, i marchi registrati ma non usati possono essere dichiarati decaduti per non uso e lasciare così spazio ad altri marchi e prodotti.
Lo studio dei marchi associati ad un determinato soggetto o territorio permette dunque di ottenere preziose informazioni commerciali sulla tipologia di prodotti o di servizi per i quali quei marchi sono stati usati e con questo di capire quali prodotti sono stati effettivamente commercializzati o quali servizi effettivamente offerti.
Si evidenzia così una curiosa sinergia: i brevetti non consentono di rilevare quelle informazioni che invece è possibile ottenere attraverso lo studio dei marchi.
Per esempio, combinando le nozioni tecniche contenute nei brevetti depositati da una società con le indicazioni di mercato riferite alla tipologia di prodotti o servizi effettivamente immessi nel mercato da quella stessa società (e protetti attraverso la registrazione di uno o più marchi) è possibile ricavare informazioni strategiche legate all’impiego di una determinata tecnologia.
In definitiva, l’analisi statistica di concordanza marchio-brevetto consente di ottenere risposte chiare, a beneficio degli imprenditori, dei manager o dei dirigenti pubblici, ad una serie di domande fondamentali:
- Dove e quali prodotti o servizi vengono generalmente tutelati con questa tecnologia?
- Dove e quali sono i settori tecnici in cui si sta diffondendo una nuova soluzione tecnica? E per quali prodotti?
- Esistono dei campi di applicazione diversi per una tecnologia originariamente brevettata per uno scopo diverso?
- Dove e come si modificano i prodotti e i servizi nel tempo, ovvero dove e come si evolve una tecnologia?
- Dove e come si stanno muovendo nel mercato i competitor? Su quali prodotti e servizi stanno puntando maggiormente? In quali aree territoriali?
L’analisi congiunta dei brevetti e dei marchi può, quindi, essere estremamente utile per definire la visione strategica di una azienda o di un ente pubblico e/o di un’organizzazione territoriale che vuole progettare o promuovere una nuova tecnologia o sviluppare una determinata area geografica.
In particolare, questo tipo di analisi può aiutare i manager e i policy maker a comprendere come sfruttare a pieno le soluzioni tecniche sfornate dalle divisioni R&D delle imprese, ad esempio:
- Definendo preventivamente le caratteristiche dei prodotti che si vogliono ottenere in funzione delle tendenze di mercato;
- Rilevando ulteriori settori o territori di applicazione della nuova tecnologia che fuoriescano dal campo tecnico in cui la stessa è stata concepita.
Si può concludere che una analisi congiunta dei brevetti e dei marchi può essere determinante per massimizzare il rendimento di un investimento in ricerca e sviluppo, aiutare il corretto collocamento della tecnologia brevettata, incrementare le quote di mercato associate ad un prodotto/servizio ottenuti mediante l’impiego di quella tecnologia, favorire lo sviluppo economico e sociale di un determinato territorio.
Paolo Pelanda
Andrea De Gaspari